
“A volte chiamiamo noia quella pace che il nostro cuore non ha mai imparato a meritare.”
Ralph WaldEnea Valori, – psiconeurologo e
Quando l’Amore Non Fa Male. Perché la pace ci spaventa più del caos?
Dopo anni di ascolto, con l’onore di aver accompagnato molte persone nei loro percorsi, mi rendo conto di come una delle trappole più invisibili — e più dolorose — dell’amore sia la confusione tra pace e noia.
Spesso accade che si incontri una persona che ci rispetta, ci ascolta e ci accoglie perchè andiamo benissimo così. Una realzione dove non vi è nulla da combattere, nulla da conquistare. Una relazione dove il cuore potrebbe finalmente riposare. Ma invece… ci si sente irrequieti, vuoti, disorientati. Quasi “spenti”.
- “È davvero noia, o è la tua ferita che non riconosce un amore che non ti ferisce?”
La tensione emotiva a cui siamo abituati
Se nelle nostre storie d’amore (qualunque tipo d’amore: genitoriale, amicale, romantico…) ci sono stati più momenti di rincorsa, attesa, briciole di attenzione da mendicare, conflitto e passione infuocata… allora una relazione stabile, senza altalene, senza montagne russe di emozioni, dove siamo riconosciuti e rispettati, può sembrarci piatta, poco appagante. Ma non lo è.
È solo che il nostro sistema nervoso — abituato all’allarme — non sa ancora distinguere la calma dalla disconnessione. Ecco perché un amore sano può sembrare freddo se dentro di noi l’unico amore conosciuto è stato una lotta continua per esistere, sopravvivere, essere ricambiati.
Neurochimica della dipendenza affettiva
Le emozioni intense legate all’instabilità, al senso di pericolo e alla conquista, attivano nel cervello circuiti dopaminergici simili a quelli della dipendenza.
Il cortisolo (ormone dello stress) e l’adrenalina diventano i nostri compagni invisibili, e senza di loro ci sentiamo “spenti”.
La tranquillità, quindi, non è noia: è disintossicazione. Ma il processo di disintossicazione può fare paura. Ci mette a confronto con un vuoto che non è il segno della fine dell’amore, ma l’inizio della guarigione.
Il dolore che confondiamo con amore
Molte persone non fuggono dall’amore.
Fuggono dalla calma.
Perché quando il cuore ha imparato a sentire solo nel dolore, allora la quiete viene scambiata per assenza di vita. Ma è solo assenza di ferita.
Ecco perché, in terapia, spesso diciamo: “Non è l’amore che manca. È solo sparita l’adrenalina del dolore.”
Cosa fare quando la pace ti sembra vuota
Riconosci la ferita: ammettere che la percezione dell’amore è stata modellata dal dolore può essere triste e generare timore, ma ci permette di ricostruire per iniziare il processo di guarigione.
Accetta la disintossicazione emotiva: il tuo sistema nervoso sta imparando a stare senza picchi.
Coltiva nuove associazioni: impara che amore può voler dire calma, sicurezza, nutrimento.
Fermati e respira nella calma: la quiete può essere un terreno fertile, non un vuoto.
Calma, sicurezza e nutrimento: la gioia che nasce piano
All’inizio, la calma può sembrare vuota. La sicurezza, noiosa. Il nutrimento, poco eccitante.
Eppure, è da lì che, lentamente, sboccia la gioia autentica — quella che non ha bisogno di picchi emotivi per farsi sentire qualcosa, ma una gioia attiva, costante che ci riempie e ci nutre.
Quando una relazione ci offre sicurezza, il sistema nervoso si rilassa.
Il corpo esce dall’allerta, si regola, si apre. In quello spazio libero dalla minaccia, emergono emozioni nuove: non esplosive, ma profonde. Non teatrali, ma piene, appaganti e durature.
La calma è il terreno fertile per l’intimità.
In assenza di paura, possiamo davvero mostrarci e sentirci gratificati di essere. Non più trattenuti dal bisogno di difenderci o di rincorrere l’altro, possiamo finalmente essere, vivere, sentire. E in questo essere, sboccia la connessione, connessione mentale, fisica, emotiva.
La sicurezza permette l’espansione.
Quando smettiamo di temere l’abbandono, di sentireci in un conflitto costante, di non percepire che andiamo bene come siamo, finalmente possiamo dedicarci a crescere, a creare, a condividere davvero.
Il tempo condiviso non è più consumato dalla tensione, ma generativo, per noi stessi e per gli altri.
Il nutrimento crea memoria emotiva positiva.
I piccoli gesti, le attenzioni costanti, il sapere che si è pensati anche quando non si è presenti: tutto questo nutre i circuiti cerebrali dell’attaccamento sicuro. E nel tempo, costruisce un senso di gioia stabile, sottile, ma profonda.
La vera felicità relazionale non urla. Respira. Non abbaglia. Illumina.
Nel lungo periodo, queste esperienze diventano la base sicura da cui nasce la gratitudine, la leggerezza, la tenerezza — emozioni forse meno scenografiche, ma molto più sane e durature. Emozioni che fanno bene al corpo, al cuore e al cervello.
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“L’amore vero non accende fuochi per farti bruciare, ma accoglie la tua pelle stanca e la insegna a riposare”
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Fonti
Affect Regulation and the Repair of the Self.
The Developing Mind: How Relationships and the Brain Interact to Shape Who We Are