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Due mani si cercano e si tendono l’una verso l’altra, simbolo di connessione, relazione e bisogno reciproco

Brené Brown – docente universitaria

Relazioni e autostima: come il legame con l’altro riflette il rapporto con te stesso

Le relazioni che costruiamo parlano molto di noi: dei nostri desideri, delle nostre paure, ma soprattutto del modo in cui ci percepiamo. In qualità di psicologa, mi capita spesso di accompagnare persone che si trovano in difficoltà nei loro legami affettivi e, scavando con delicatezza, emerge una costante: la qualità delle relazioni esterne è strettamente legata alla qualità della relazione che abbiamo con noi stessi.

In questo articolo voglio offrirti uno sguardo approfondito su questo tema complesso, per vedere iniseme:

  • perché autostima e relazioni sono così intrecciate,
  • come riconoscere le dinamiche che fanno male,
  • e soprattutto, cosa puoi fare per spezzare i meccanismi disfunzionali e costruire legami più sani.

Relazioni e autostima: come il legame con l’altro riflette il rapporto con te stesso

Le relazioni sono specchi. Ci rimandano immagini di noi stessi, a volte nitide e luminose, altre volte distorte o dolorose. Negli incontri mi capita spesso di ascoltare persone che soffrono per una relazione difficile o per la mancanza di un legame significativo. Ma scavando sotto la superficie, la radice del dolore si rivela spesso più profonda: ha a che fare con come ci vediamo, quanto ci stimiamo, che valore ci attribuiamo.

In questo articolo ti accompagno in un viaggio dentro il legame tra relazioni e autostima, per aiutarti a riconoscere dinamiche che forse vivi senza accorgertene, e a costruire legami che non feriscono, ma che nutrono.

Cos’è davvero l’autostima?

Molte persone credono che l’autostima sia semplicemente “piacersi” o “pensare bene di sé”. In realtà è qualcosa di molto più profondo: è il rapporto emotivo che hai con te stesso.

L’autostima si costruisce nelle prime relazioni significative, in particolare con i genitori o chi si è preso cura di te. Se ti sei sentito visto, accolto e rispettato nei tuoi bisogni, è probabile che tu abbia interiorizzato un senso di valore personale. Se, al contrario, ti sei sentito inadeguato, giudicato o ignorato, potresti avere sviluppato una voce interiore critica o un senso cronico di insicurezza.

Segnali di un’autostima fragile:

  • Hai bisogno costante di conferme esterne
  • Ti senti in colpa quando poni dei confini
  • Tendi a compiacere gli altri per paura di essere rifiutato/a
  • Fatichi a riconoscere i tuoi meriti

Il legame tra autostima e relazioni

L’autostima non è un affare isolato: si riflette direttamente nel modo in cui scegliamo e viviamo le relazioni.

Se hai una buona autostima, è più facile che tu scelga partner che ti rispettano, ti ascoltano e ti amano senza voler cambiarti. Ma se dentro di te senti di valere poco, potresti essere attratto da relazioni sbilanciate, in cui il tuo bisogno di approvazione prende il sopravvento.

Le ferite dell’infanzia

Molte relazioni adulte ripropongono inconsapevolmente schemi appresi nell’infanzia. Se hai vissuto rifiuto, trascuratezza o ipercontrollo, potresti cercare nell’altro ciò che allora ti è mancato. È un tentativo di riparazione, che però spesso finisce per riattivare il dolore, invece di guarirlo.


Relazioni che nutrono vs relazioni che consumano

Non tutte le relazioni fanno bene. Ci sono legami che ci fanno crescere, e altri che ci svuotano. La differenza sta nella qualità della connessione emotiva.

Relazioni sane:

  • Ti fanno sentire libero/a, non intrappolato
  • Ti permettono di esprimerti senza paura
  • Sono basate sulla reciprocità e non sul sacrificio

Relazioni tossiche:

  • Ti fanno sentire costantemente in difetto
  • Ti portano a dubitare di te
  • Ti consumano energia e identità

Dipendenza affettiva

Spesso chi ha una bassa autostima confonde l’amore con il bisogno. Ma amare non è dipendere. Se temi di essere abbandonato, potresti accettare qualsiasi cosa pur di non restare solo. Questo non è amore, è sopravvivenza emotiva.


Autostima bassa: come impatta sulle relazioni

Una scarsa autostima agisce in modo silenzioso ma profondo nelle dinamiche relazionali. Ecco alcuni effetti comuni:

1. Paura dell’abbandono

Ti porta a essere iper disponibile, a non dire mai “no”, a sopportare troppo. Hai così paura di perdere l’altro che perdi prima te stesso.

2. Senso di colpa

Ogni volta che cerchi di tutelarti, ti senti egoista. Non riesci a distinguere il rispetto di te dai “torti” verso l’altro.

3. Mancanza di confini

Fai fatica a dire cosa ti fa stare male o a far valere i tuoi bisogni. Temi il conflitto e preferisci adattarti, anche a costo della tua serenità.


Quando l’amore fa crescere: relazioni come opportunità evolutive

Le relazioni non sono solo potenziali fonti di sofferenza. Possono essere spazi sacri di evoluzione. Quando c’è ascolto, rispetto e autenticità, l’altro diventa un alleato nel tuo percorso di crescita.

Amore consapevole

L’amore consapevole non è perfetto, ma è intenzionale. Si basa sulla scelta quotidiana di esserci, senza annullarsi, e sull’impegno a comunicare in modo onesto.

Imparare a scegliersi

Spesso restiamo in relazioni per abitudine, paura o senso del dovere. Ma una relazione sana si fonda su una scelta libera, non su un incastro o su una mancanza.


Crescere dentro le relazioni: strumenti per rafforzare l’autostima

La buona notizia è che l’autostima si può costruire e rafforzare, anche in età adulta. E le relazioni, se affrontate con consapevolezza, possono diventare occasioni preziose per farlo.

1. Cura del dialogo interiore

La prima relazione è quella con te stesso. Ascolta come ti parli, come ti giudichi, che parole usi verso di te. Imparare a rivolgersi parole più gentili è un atto psicologico potentissimo.

2. Indipendenza emotiva

Non significa chiudersi, ma saper stare bene anche da soli. Chi ha una buona autonomia emotiva entra in relazione per arricchirsi, non per riempire un vuoto.

3. Psicoterapia

La psicoterapia non serve solo quando “si sta male”. È uno spazio in cui puoi conoscerti meglio, rielaborare le tue ferite, e imparare a costruire legami più sani. Un lavoro profondo, a volte faticoso, ma sempre trasformativo.


Conclusione: la relazione più importante resta quella con te stesso/a

Le relazioni sono fondamentali per il nostro benessere. Ma nessun legame esterno potrà mai colmare il vuoto che nasce da una relazione interiore trascurata.

Investire sulla tua autostima significa scegliere con più lucidità, amare con più libertà e costruire legami che ti somigliano davvero.

Non si tratta di diventare perfetti, ma di imparare a volerti abbastanza bene da non accontentarti di ciò che ti ferisce.
Perché l’amore che cerchi fuori inizia, sempre, da dentro.

Due mani si cercano e si tendono l’una verso l’altra, simbolo di connessione, relazione e bisogno reciproco

Oscar Wilde – scrittore, drammaturgo

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firma di martina chiereghin

Fonti

American Psychological Association – Attachment and Relationships

Nathaniel Branden – I sei pilastri dell’autostima

Brené Brown – Il potere della vulnerabilità

Donna che scrive su un taccuino in penombra, riflettendo sul senso di responsabilità e sul senso di colpa.

Harriet Lerner – psicoterapeuta

Senso di responsabilità vs. senso di colpa: due facce della stessa moneta? No. Ecco perché.

Spesso il senso di responsabilità e il senso di colpa vengono confusi, come se fossero due facce identiche di un’unica medaglia. In realtà, sono due esperienze interiori profondamente diverse, che influenzano il nostro modo di pensare, sentire e agire. Capire questa distinzione non è un vezzo teorico: è la chiave per prendersi cura di sé, per costruire relazioni più autentiche e per affrontare la vita con maggiore serenità. Comprendere questa distinzione è fondamentale per migliorare il benessere emotivo e promuovere una crescita personale autentica

Cos’è il senso di responsabilità?

Definizione: capacità di riconoscere il proprio ruolo nelle azioni e nelle scelte, assumendosi le conseguenze in modo proattivo e costruttivo.

Il senso di responsabilità è la capacità di riconoscere il proprio ruolo nelle situazioni, assumendosi le conseguenze delle proprie scelte in modo lucido, costruttivo e proattivo. È una forza interiore che guida l’azione etica, la coerenza e l’affidabilità.

Quando parlo di senso di responsabilità, mi riferisco a quella spinta interiore che ci fa dire: “Ok, qui c’è qualcosa che dipende da me, posso fare la mia parte”. È come un faro che ci guida a fare un passo avanti, a rimediare, a prenderci in carico le conseguenze delle nostre scelte senza paura. Siano essi successi siano criticità… (si siamo responsabli anche dei nostri successi!)

Caratteristiche principali:

  • Orientamento all’azione e alla soluzione. Non restiamo bloccati sui problemi, ma cerchiamo strade pratiche per risolverli: ci organizziamo, chiediamo aiuto, studiamo una strategia.
  • Consapevolezza di limiti e risorse. Sappiamo di non essere onnipotenti, ma riconosciamo i nostri punti di forza e quelli sui quali possiamo lavorare.
  • Riparazione concreta. Se sbagliamo, non stiamo a crogiolarci: chiediamo scusa e proponiamo un gesto riparatore.

Che cos’è il senso di colpa?

Definizione: emozione che insorge quando si percepisce di aver violato un proprio codice morale o affettivo. Può essere utile come bussola morale, ma diventa disfunzionale se eccessivo o ingiustificato.

Il senso di colpa è un’emozione che nasce quando sentiamo di aver violato un nostro codice morale o affettivo. Può essere utile solo se legato a una reale responsabilità, ma diventa tossico se è generato da aspettative irrealistiche, manipolazioni o da un Super-Io ipercritico.È come un campanello d’allarme, utile se ci avverte di una reale trasgressione. Ma diventa veleno quando suona senza motivo o rimane acceso a lungo.

Caratteristiche principali:

  • Autogiudizio e autocritica
  • Ruminazione mentale (“rimuginio”)
  • Immobilismo emotivo

Tabella riassuntiva

AspettoSenso di responsabilitàSenso di colpa
OrigineScelta consapevoleGiudizio interiore
EffettoPromuove l’azioneAlimenta la ruminazione
Stato emotivoCentratura, chiarezzaAnsia, vergogna
Dialogo interiore“Come posso rimediare?”“Sono sbagliato/a”

Perché è importante fare distinzione

  1. Crescita personale: Un sano senso di responsabilità ci spinge a migliorare, mentre la colpa cronica ci tiene fermi, in un circolo vizioso di autocritiche e dubbi.
  2. Relazioni equilibrate: Riparare un torto è far sentire l’altro ascoltato e rispettato. Rimanere nella colpa, invece, alimenta distanze e incomprensioni.
  3. Benessere emotivo: Liberarsi dal peso della colpa irrazionale riduce ansia, insonnia e perfezionismo esasperato.

Come coltivare il senso di responsabilità

Auto-riflessione guidata, Pratica dell’assertività, Esercizi di riparazione

  • Diario riflessivo: Prendi cinque minuti ogni sera per annotare cosa hai fatto, cosa avresti potuto fare diversamente e quali passi concreti intendi compiere domani.
  • Assertività con empatia: Impara a dire no quando serve, ma con rispetto: “Apprezzo l’invito, ma oggi non posso. Possiamo sentirci domani?”.
  • Gesti riparatori: Doppi se sbagli davvero: un messaggio, una piccola attenzione, un gesto simbolico che dimostri l’impegno a fare meglio.

Conclusione

Distinguere il senso di responsabilità dal senso di colpa è il primo passo per una gestione emotiva efficace e per costruire rapporti più autentici. Il primo ci guida verso il cambiamento e la riparazione; il secondo, se fuori controllo, ci imprigiona in giudizi negativi.

Distinguere il senso di responsabilità dal senso di colpa è un vero atto di cura verso se stessi. Significa smettere di etichettarci come “sbagliati” e iniziare a vedere le nostre azioni come opportunità di crescita.

Donna che scrive su un taccuino in penombra, riflettendo sul senso di responsabilità e sul senso di colpa.

Viktor E. Frankl – neurologo, psichiatra 

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firma di martina chiereghin

Fonti

Tangney, J. P., & Dearing, R. L. (2002). Shame and Guilt. Guilford Press.

Neff, K. (2011). Self-Compassion: The Proven Power of Being Kind to Yourself. William Morrow.

Scultura con tante mani che simboleggiano il superamento della paura e la crescita personale

Fabrizio Caramagna – Scrittore e studioso di aforismi

Affrontare la Paura: La Chiave per il Successo

Archie ama la musica e desidererebbe costruire su questa la sua vita ma la la paura del giudizio lo ferma, lo blocca completametne, Riuscirà a imparare e a gestire le sue paure?

Imparare a riconoscere, capie e gestire le prorpie paure è fondamentale per perseguire gli obiettivi che ci si prefigge e realizzare il nostro potenziale.

Il Potere della Paura: Una Visione Alternativa

Gli esperti affermano che i bambini nascono con solo due paure innate: la paura del vuoto e quella dei rumori forti. Queste paure, spesso considerati meccanismi di sopravvivenza, ci proteggono da situazioni potenzialmente pericolose.

Tuttavia, noi sperimentiamo molte più paure di queste due, tutte le altre paure, ansie e timori sono appresi attraverso l’esperienza e il coping (il processo con cui le persone gestiscono lo stress e le situazioni difficili) e, proprio come sono state apprese, le paure possono essere disimparate.

A volte ciò avvine in maniera casuale, a volte deve essere una scelta. La paura, infatti, può essere considerata una forza motivante potente che ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi più importanti

Paure apprese e “disimparate”

Le paure acquisite si sviluppano nel corso della vita a seguito di esperienze personali, influenze culturali e sociali. Queste paure possono variare notevolmente da persona a persona.

Ad esempio, qualcuno può sviluppare una fobia dei ragni dopo un incontro traumatico, mentre un’altra persona può temere il parlare in pubblico a causa di esperienze negative durante l’infanzia.

Esattamente come sono state apprese, queste paure possono essere disimparate. Questo processo può avvenire in maniera casuale, attraverso nuove esperienze che cambiano la nostra percezione del pericolo, oppure può essere il risultato di una scelta consapevole, supportata da diverse tecniche psicologiche

Coraggio: Confrontarsi con le Paure

Spesso, più intensa è la paura più significativo è l’obiettivo per la nostra crescita personale.

Il coraggio non consiste nell’eliminare la paura, ma nel confrontarsi con le situazioni nonostante essa.

Nella serie televisiva “Riverdale”, il personaggio di Archie dimostra come sia possibile agire e superare le proprie paure, diventando un esempio di resilienza e forza. La sua capacità di affrontare situazioni pericolose e incerte nonostante la paura è un esempio potente di come il coraggio possa trasformare la paura in un’alleata.

Utilizzare la Paura come Motivazione

La paura può diventare una potente spinta per raggiungere i nostri obiettivi. Come detto prima, se hai paura del vuoto prima di un salto, quella stessa paura ti darà la carica necessaria per affrontare e superare la sfida. Allo stesso modo, se un cambiamento ti intimorisce, quella paura può fornirti l’energia necessaria per affrontarlo con determinazione e coraggio. Utilizzare la paura come carburante può portarci a superare ostacoli che altrimenti ci sembrerebbero insormontabili.

La paura, se gestita correttamente, può essere considerata una forza motivante potente che ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi più importanti. Scegliere di andare oltere la paura ci spinge a uscire dalla nostra zona di comfort, a prendere decisioni audaci ed a lavorare sodo per evitare situazioni indesiderate. Questo effetto motivante della paura è ben illustrato in molte storie di successo.

Ad esempio, imprenditori di successo spesso raccontano come la paura del fallimento li abbia spinti a lavorare istantaneamente per assicurarsi che le loro imprese prosperassero. Allo stesso modo, atleti di alto livello utilizzano la paura della sconfitta come carburante per allenarsi più duramente e raggiungere prestazioni eccezionali.

Domande di Riflessione Personale

La tua Paura Più Grande

Identifica la tua paura più grande attuale e riflessi su come questa emozione possa essere utile per affrontare il cambiamento o per raggiungere i tuoi obiettivi nonostante la paura stessa.

Riconoscere le proprie paure è il primo passo per utilizzarle come strumenti di crescita. Chiediti: “In che modo questa paura mi sta influenzando? Come posso sfruttarla per migliorare la mia vita?”

Utilizzare la paura come motivazione

Rifletti su esperienze passate in cui hai superato la paura per ottenere qualcosa di significativo.

Come hai trasformato la paura in una spinta positiva per raggiungere i tuoi obiettivi?

Questi momenti di successo possono diventare una guida per affrontare le sfide future. Considera le tecniche e le strategie che hai utilizzato e come possono essere applicate ad altre aree della tua vita.

Convivere con la Paura

Esplora strategie per convivere con la paura e utilizzarla come una spinta positiva per migliorare te stesso. Come puoi trasformare la paura in un motore per il cambiamento e il successo? Trovare modi per gestire la paura può trasformarla da ostacolare a alleato.

Tecniche come la meditazione, il mindfulness e la visualizzazione positiva possono essere strumenti utili per gestire la paura in modo costruttivo.

Conclusione: Trasformare le Paure in Opportunità

In conclusione, imparare a gestire e utilizzare la paura come forza motivante è fondamentale per il successo personale e professionale.

Affrontare le paure con coraggio e usarle come spinta per convincere i nostri obiettivi ci consente di superare le sfide e di raggiungere il nostro pieno potenziale.

La paura, anziché essere vista come un nemico, può diventare un prezioso alleato nel nostro percorso di crescita. Riconoscere e sfruttare la paura come strumento di motivazione e crescita personale ci permette di vivere una vita più appagante e significativa.

Scultura con tante mani che simboleggiano il superamento della paura e la crescita personale

Maria Manin Morrissey – scrittrice

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firma di martina chiereghin

American Psychological Association (APA) – Link APA “Comprendere e superare la paura”.
Harvard Business Review (HBR) – “Il potere della paura nel raggiungere il successo
Scientific American “La scienza della paura”

Immagine astratta con semicerchi azzurri che rappresentano equilibrio e movimento

Günther Anders – filosofo e scrittore

Stereotipi e Crescita: Trovare un Equilibrio

Nella fase di pianificazione, seguire gli “stereotipi” può offrire un punto di partenza utile, purché ci si impegni periodicamente a metterli in discussione per favorire la crescita continua. Questa pratica consente di stabilire una base solida su cui costruire, ma è importante essere aperti a nuove idee e approcci per evolversi nel tempo. Come evidenziato da uno studio pubblicato su Harvard Business Review ,

Efficienza verso Efficacia: Due Concetti Chiave

Distinguiamo tra efficienza ed efficacia: mentre la prima riguarda l’abilità di compiere le azioni nel modo più diretto e veloce possibile (come seguire una fila ordinata e avere un trolley maneggevole), la seconda si concentra sull’ottenere i risultati desiderati nel modo più completo e soddisfacente possibile, prendendo le decisioni giuste. Secondo un articolo su Journal of Operations Management ,

Definire l’obiettivo di efficienza: ottimizzare il tempo

Per definire un obiettivo di efficienza personale, è importante esaminare il proprio metodo operativo e identificare le azioni che possono essere eliminate o modificate per ottimizzare il tempo e massimizzare i risultati. La ricerca mostra che una gestione efficace del tempo può migliorare in modo significativo la produttività e il benessere generale (Locke & Latham, 2002)

1. Valutare il Processo Operativo

Inizia riflettendo sulle attività che si svolgono regolarmente e valuta quanto tempo dedicato a ciascuna di esse. Identifica le azioni che potrebbero essere considerate “sprechi” di tempo o risorse e prendi nota di esse ( studio di Psychology Today )

2. Identificare le Azioni Ottimizzabili

Una volta individuati i punti deboli nel tuo processo operativo, concentrati su come puoi migliorarli. Ciò potrebbe significare eliminare compiti superflui, semplificare procedure complesse o cercare nuovi strumenti e strategie per aumentare l’efficienza. Ad esempio, l’implementazione delle tecnologie digitali può ridurre in modo significativo i tempi di gestione delle attività quotidiane (Brynjolfsson & McAfee, 2014).

3. Implementare Cambiamenti Progressivi

Non cercare di apportare cambiamenti radicali da un giorno all’altro. Piuttosto, implementa modifiche progressive e valuta regolarmente i risultati ottenuti. Monitora attentamente il modo in cui i cambiamenti influenzano il tuo lavoro e adatta il tuo approccio di conseguenza. La teoria del cambiamento incrementale, come discusso da Kotter (1996), sottolinea l’importanza di piccoli passi per raggiungere obiettivi a lungo termine

4. mantenere una mentalità aperta al

Mentre lavori per ottimizzare il tuo tempo e il tuo metodo operativo, mantieni sempre una mentalità aperta al cambiamento. Essere disposti ad esplorare nuove idee e adattarsi alle nuove circostanze è fondamentale per mantenere l’efficienza nel lungo periodo. (Journal of Business Research)

Conclusione: Bilanciare Stereotipi e Innovazione

In conclusione, seguire gli stereotipi consolidati può fornire una base utile per la pianificazione e l’organizzazione, ma è importante essere disposti a metterli in discussione per continuare a crescere e migliorare. Definire obiettivi di efficienza personale e lavorare per ottimizzare il proprio tempo richiede auto-riflessione, adattamento e un costante impegno per l’innovazione. Con una combinazione equilibrata di stereotipi consolidati e nuove idee, è possibile massimizzare l’efficienza e raggiungere risultati significativi nel proprio lavoro e nella propria vita. Secondo uno studio condotto da McKinsey & Company .

“Tra le nuvole” è un film del 2009 diretto da Jason Reitman.

Immagine astratta con semicerchi azzurri che rappresentano equilibrio e movimento

Zygmunt Bauman – sociologo

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firma di martina chiereghin

Brynjolfsson, E. e McAfee, A. (2014). La seconda era delle macchine: lavoro, progresso e prosperità in un’epoca di tecnologie brillanti.

Revisione aziendale di Harvard. (2021). “Il potere di sfidare gli stereotipi per la crescita“.

Locke & Latham, 2002

Brynjolfsson & McAfee, 2014

Journal of Business Research